Napoli, 15/2/12 – A due giorni dalla storica sentenza eternit di condanna nei confronti dei due dirigenti della multinazionale svizzera, a Bagnoli si cerca giustizia per le vittime dello stabilimento napoletano per il quale i Giudici del Tribunale di Torino, dove si è svolto il processo, hanno considerato prescritto il reato. Non per tutti, però. Stando a quanto sostiene l’avvocato della Cgil Massimo di Celda che assiste molti dei circa 500 ex operai dell’Eternit, per sedici di questi ci sarà un risarcimento poiché non vale per loro la prescrizione. Gli altri invece faranno ricorso in sede civile. Il risarcimento ammonta a 30 mila euro per i parenti delle vittime e ai 35 mila per gli ex dipendenti ora ammalati. Per molti è una cifra irrisoria a fronte del danno subito ma almeno si ha così la certezza che il proprio calvario è stato riconosciuto. In tanti nelle ultime ore hanno dovuto rifare i conti con i ricordi di una vita passata in fabbrica, dove venivano rassicurati dove nessuno ha mai detto loro quale pericolo stessero correndo. La maggior parte si è ammalata di asbestosi e cosa ancora più drammatica in molti si portavano a casa un po’ di quella sostanza killer, nelle tute che poi le moglie lavavano e attraverso cui la fibra di amianto entrava nei loro polmoni. “Non siamo morti di serie B”, continuano a ripetere ora le vittime di Bagnoli, dove l’Eternit non potrà mai essere solo un ricordo e dove lo scempio ambientale è sotto gli occhi di tutti, in attesa di una ricostruzione e di una bonifica attesa da decenni, che forse un evento come la Coppa America prevista a Napoli avrebbe potuto accelerare. Ma niente da fare, Bagnoli era troppo inquinata. Ed è con questo inquinamento perenne che convivono i suoi abitanti.
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